Quando nel lontano 1996 ho fondato l'Orchestra Harmonie si è posta la questione del repertorio, ovvero: eseguire esclusivamente brani originali per fiati o presentare programmi di più ampio respiro. Chiaramente la scelta è caduta sulla seconda opzione, e da qui nasce la necessità di dover orchestrare, o riorchestrare, i brani in base alle timbriche dell'orchestra.
L'orchestrazione è un'arte sottile, dove tutti gli strumenti vengono utilizzati in modo misurato. Ogni compositore da un certo ordine alle componenti melodiche, armoniche e ritmiche della musica da loro creata. Il direttore d'orchestra fa la stessa cosa. Il tecnico del suono nella fase finale di una registrazione in studio (la cosiddetta 'equalizzazione') può arrivare allo stesso risultato.
Il ''peso'' del suono di un'orchestra è diverso a seconda del direttore, dell'acustica della sala e dei musicisti. Ogni orchestra ha un suo suono proprio: alcune hanno più archi delle altre (in proporzione agli altri strumenti), altre sono abituate a suonare con alcuni strumenti che sovrastano degli altri (per esempio, ottoni, timpani e percussioni vs. flauti e fagotti).
C'è un principio fondamentale: il suono degli archi, in generale, è omogeneo nei diversi registri (grave, centrale e acuto). I fiati non sono omogenei nei diversi registri, malgrado gli strumentisti ricerchino l'uguaglianza del suono. Per questo motivo non si può scrivere una grande partitura per orchestra di fiati pensando di trovarci davanti a un organo gigantesco del quale scegliamo i timbri da accoppiare.
Ascoltando il suono di un'orchestra di soli clarinetti si può dire che malgrado la bellezza del suono dei clarinetti il risultato è monotono. Perchè ? Ogni brano che eseguono non ha varietà timbrica: sentire sempre lo stesso ''colore'' dall'inizio alla fine di un brano risulta monocorde. Senz'altro un quartetto di saxofoni (soprano, contralto, tenore e baritono) è più ricco, a patto che lavorino sul suono, equilibrando le sonorità, intonando ed eseguendo partiture scritte bene. Un'orchestra di fiati completa invece possiede una tavolozza di timbri molto ricca, dai clarinetti e i saxofoni che ne costituiscono il nucleo base, agli altri legni (come il flauto e l'oboe), ottoni (corni, trombe, tromboni e tuba) e percussioni (timpani ed altre percussioni a suono determinato e indeterminato).
Il compito del direttore
Realizzare fisicamente i suoni della partitura. La differenza tra eseguire i suoni e fare musica con essi sta nel dare loro una coesione, nell'attribuire loro un impianto organico e un'interdipendenza permanente. L'interdipendenza proviene da una relazione tra le diverse sonorità eseguite. Questo presuppone che si debba poter sentire tutto. Per ottenere questo è necessario avere un'idea molto chiara della produzione del suono: per poter sentire tutti gli strumenti fusi in un suono profondo persino nel p.
Il suono deve essere innanzitutto continuo. Se non si ha senso della continuità non si può ottenere la qualità del suono legato. Bisogna studiare e lavorare durante le prove sulla crescita della dinamica e sulla tensione armonica che i suoni, fisicamente parlando, determinano. Occorre un controllo minuzioso di tutto ciò che è verticale, per esempio gli accenti o gli sfz, per poter combinarli a dovere con il discorso orizzontale, che è quello del flusso della musica.
Per giungere a risultati artistici i musicisti dell'orchestra devono essere collaborativi e interessati alla creazione del suono collettivo dell'orchestra. Per fare questo ci vuole un alto grado di elasticità e l'umiltà necessaria per abbandonare ogni individualità e comprendere che l'orchestra è uno strumento e non un insieme di strumenti. Per es. se non ha luogo un assolo gli strumenti devono inserirsi suonando ''dentro'' all'orchestra (senza emergere).
ARRANGIAMENTO: Elaborare (alterando il brano originale).
Es. Nella musica pop si usa fare un 'remake' di un vecchio brano per presentarlo in una nuova veste.
Es. Riscrivere dei brani per destinarli agli studenti di musica. Si semplificano le parti che richiedono una tecnica avanzata dello strumento, si riduce la polifonia ma senza appiattire la musica.
RIDUZIONE: Ridurre per pianoforte un brano destinato all'orchestra.
Es. E' un modo per analizzare i brani, per ascoltare le armonie e le voci interne. Viene utilizzato da coloro che studiano le partiture ma anche dai pianisti che suonano insieme ai cantanti (le arie d'opera) o insieme agli strumentisti (concerti per strumento solista e orchestra).
TRASCRIZIONE: Trascrivere è un'operazione semplice, significa strumentare (scrivere le parti) un qualsiasi pezzo di musica per un organico dato. Dal punto di vista tecnico è un compito che molti eseguono correttamente ma per ottenere un risultato artistico ci vuole una visione profonda della musica.
Non è lo stesso orchestrare un brano, poniamo, in LA minore, che farlo in FA minore. La differenza non è soltanto il fatto che tutti gli strumenti dovranno suonare una 3za maggiore più in giù (dove probabilmente gli strumenti più gravi troveranno note ineseguibili, fuori dalla loro estensione) ma il ''peso'' stesso delle note cambierà (e di conseguenza anche quello dei contrappunti). Pertanto cambiando la tonalità si deve cambiare la posizione delle armonie e alcuni particolari verrebbero addirittura affidati a strumenti diversi. E' chiaro che i timbri non vengono scelti per motivi di 'colore' ma per ottenere un equilibrio tra i diversi strumenti. Soltanto gli ingenui (e gli sprovveduti) possono credere che sia lo stesso affidare un bicordio alle viole divise invece che a 2 corni. Certamente tutti sanno che ogni strumento ha un suo timbro caratteristico e unico ma ciò che ci fa scegliere uno strumento piuttosto di un altro non è soltanto il 'colore'. Ogni timbro strumentale ha un suo ''peso'' obiettivo, a seconda del registro utilizzato. Questo aspetto è fondamentale e spesso trascurato da coloro che credono che per orchestrare sia sufficiente apprendere la notazione e l'estensione di ogni strumento.
Notazione: I diversi modi in cui si possono scrivere le parti degli strumenti e delle voci. E' essenziale la scelta della chiave e la scelta della tonalità, nel caso in cui si scrive la parte di uno strumento traspositore.
Estensione: La scala di note possibile (da quella più grave a quella più acuta) ad ogni strumento musicale o ad ogni voce.
Registro: Porzione della gamma sonora di uno strumento o di una voce in cui il suono presenta determinate caratteristiche. Es. Registro centrale, registro grave, registro acuto.
ORCHESTRAZIONE: Qui siamo giunti al livello artistico della scrittura musicale. Si sceglie una certa composizione e si riscrive per un organico di strumenti scelto di volta in volta a seconda del carattere del brano, che rispecchi la qualità e l'equilibrio della texture originale.
TEXTURE. In generale, la texture si riferisce al modo in cui le parti vocali o strumentali sono insieme (indipendentemente dalle voci o dagli strumenti scelti). 4 esempi di diversi tipi di texture:
Omofonia. Un brano a 4 voci dove le voci procedono sempre insieme (con note della stessa durata).
Melodia e armonia. Uno o più strumenti eseguono una melodia mentre altri eseguono semplici accordi.
Polifonia. Ogni parte si muove autonomamente oppure le parti procedono per imitazioni.
Freistimmigkeit. Stile a parti libere, in cui il numero delle parti può cambiare persino durante una stessa frase.
La disposizione dell'armonia è un aspetto della texture: il numero di parti darà un risultato leggero o pesante; oppure a seconda della dinamica si sceglierà una diversa disposizione degli accordi.
Un accordo scritto bene (distribuito bene tra i diversi strumenti) potrà essere intonato perchè i suoni produrrano degli armonici che non contrasteranno tra di loro.
Ci sono orchestratori che pur non commettendo errori di armonia (conoscono perfettamente il percorso armonico di un dato brano) realizzano partiture orchestrali piatte o incoerenti. Per orchestrare con proprietà un brano bisogna conoscere la sua forma, la sua periodizzazione (come si divide in periodi, frasi, semifrasi ed incisi), altrimenti si rischia di orchestrare un 'tutti' prima che la musica arrivi al 'tutti': questo tipo di errore fa che la maggior parte del brano sia un 'tutti', magari intervallato da qualche texture un po' più delicata, ma comunque monotono. Un altro tipo di errore consiste in cambiare il tipo di orchestrazione quando la musica non lo richiede: questo tipo di errore fa che il brano sia incoerente.
La forma di un brano da origine a un certo tipo di orchestrazione. Es. un semplice brano dalla forma ABA richiede che nella terza parte si utilizzi la stessa orchestrazione che nella prima.
Un brano del 900' spesso richiede un'orchestrazione più libera, nel senso che non è detto che una certa combinazione di strumenti debba per forza ripetersi.
Così come un compositore non usa sempre ppp, fff o indicazioni come quasi inaudibile, poco forte o strepitoso, ci sono strumenti che non devono essere usati sempre quando si orchestra un brano. Es. Non ha senso orchestrare tutti i brani utilizzando flauto piccolo, corno inglese, clarinetto basso, saxofono basso, certi ottoni dal suono particolare e gli strumenti a percussione in generale.
Una grande orchestra sinfonica conforme il brano che suona può suonare come un ensemble da camera o, a seconda del direttore d'orchestra, suonare in modo equilibrato (tra i diversi gruppi strumentali) o in modo pesante e senza chiarezza (con strumenti che esagerano e strumenti che vengono soffocati). Non è il numero di strumenti il fattore che da corpo, potenza o densità a un certo brano, ma il carattere della musica stessa unito alla sua orchestrazione e a un certo tipo di concertazione.
Chi va ad ascoltare una buona opera lirica sa che la pienezza del suono dell'orchestra non è d'intralcio alla chiarezza.
La qualità del suono è tutto: anche il posizionamento dei microfoni durante una registrazione è pensato per catturare l'equilibrio naturale tra gli strumenti così come lo intende il direttore.
L'ideale è il connubio tra un'ottima composizione, un'ottima orchestrazione e un ottimo lavoro di concertazione. Le 3 cose vanno di pari passo: certamente un brano poco interessante musicalmente per quanto orchestrato ed eseguito ''brillantemente'' potrà soltanto solleticare gli ascoltatori. Una grande musica orchestrata male (o destinata ad un organico di per sè squilibrato) per quanto eseguita bene non darà mai soddisfazione al pubblico.
Il vero motivo per il quale in certi brani l'Orchestra Harmonie utilizza i clarinetti in La non va ricercato soltanto nella tonalità ma anche per poter eseguirli con un suono più rotondo, più morbido. Chi conosce il suono dei clarinetti in La sa a cosa ci riferiamo. Per lo stesso motivo ognuno dei clarinettisti che fanno parte di una vera orchestra di fiati non deve superare il f o il ff con il quale suonerebbe se fosse uno dei 2 clarinetti che suonano all'interno di un'orchestra sinfonica. Devono dosare il suono dei propri strumenti senza snaturarne i registri acuto e grave.
Restare fedeli all'originale non vuol dire adottare la tonalità originale. Ci sono esempi di compositori che, al momento di orchestrare un brano, cambiano la tonalità, delle volte per il piacere di sentire determinate note da parte di certi strumenti.
Chopin scrisse un Esquisse pour une mèthode de piano quindi sappiamo perchè egli prediligeva alcune tonalità con molti tasti neri. Non dobbiamo orchestrare i suoi brani mantenendo, per esempio, le tonalità di RE b maggiore o SOL b maggiore soltanto perchè sono originali, sarebbe una forzatura. Manterremo le tonalità scelte da Chopin se riteniamo che orchestrando in questo modo l'orchestra raggiungerà il suono appropriato al brano in questione.
Chi volesse farci delle domande che riguardano argomenti quali gli strumenti dell'orchestra (archi, fiati e percussioni), l'orchestrazione, la direzione d'orchestra, la didattica strumentale rivolta alla cultura del suonare in modo "sinfonico" e sui brani della grande musica suonata dall'Orchestra Harmonie, può scriverci a:
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